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Biography

Scrivere canzoni!

Mestiere ingrato: ogni volta è un esame, niente si conquista e non ci sono traguardi, tranne uno: Mina. Avere una canzone cantata da lei è il punto di arrivo di ogni autore che si rispetti, ancora oggi che Mina non è più una grandissima venditrice di dischi.  Puoi essere sulla cresta dell’onda, fare successo in Italia o all’estero, ma se non arrivi a lei non ti senti completo; è come se ti mancasse la laurea, anche se tutti sanno che sei un buon avvocato. E per me la laurea è stata questo brano (E poi)

Dal suo sguardo, dalle sue parole, da ciò che fa, traspare una limpidezza, un’onestà, un senso di pulito che raramente rimane addosso a chi, nel mondo dello spettacolo, raggiunge una posizione di successo.  “Il più pulito ha la rogna” si suole dire, perché non c’è posto per tutti e non puoi permetterti di non spingere, di non approfittare oggi di una situazione, ché domani sei vecchio, schizzato via da tutti, successo o non successo.  Lei no!  Mina ha mantenuto intatta la freschezza di quando è partita non ostante i troppi tradimenti, le delusioni, le rinunce, i dolori di una vita privata non certo piena di fortuna.

Mina mi disse un giorno che ogni volta è come ricominciare da capo: più successo hai e più critici alla tua porta, fucile alla mano, pronti a sparare sul primo errore, sul primo sbandamento.  Una tua “défaillance” fa notizia, il pubblico ama vedere l’equilibrista che cade e meglio se non c’è rete; il pubblico va alle corse automobilistiche sperando in cuor suo di assistere ad un incidente e c’è chi è lì per accontentarlo, per sottolineare la tua caduta e per essere il primo a venderne i cocci.

Mi ha sempre colpito il suo sguardo ed affascinato anche, come se lasciasse intravedere un mondo a me proibito, intensissimo, dolce e violento ad un tempo, mite ed autoritario in ugual misura, un mondo pieno di vortici nei quali tuffarsi, pericoloso ma tentatore. Le mani, gli occhi… e poi la bocca, quando si allarga in quella risata a trentadue denti, contagiosa, argentina, liberatoria.  Credo di non essermi mai soffermato su altro che non fosse il suo viso o le sue mani, anche se Federico Fellini si incantò nella descrizione del suo seno terminando la sua farneticante disquisizione con la frase: “Le tette che hanno allattato mezza Italia!”

“Tratte dal libro di Andrea Lo Vecchio “La canzone dell’anima” edizioni Acquaviva