È un compact-disc elegante, raffinato, mai gridato, che comunica un’espressione delicata, sentimentalmente avvolgente. Un cd intelligente e ben fatto, che deriva da un lavoro fatto negli anni, da un gruppo di strumentisti che sono amici, che si frequentano da 15 anni (la formazione originale era senza la tromba) e che hanno fra loro un feeling che si trasmette all’ascolto, in maniera rilassata. Fra i suoni si adagiano momenti sensuali avvolgenti, ma girano anche riflessioni sociali, soprattutto sulla povertà nel mondo. Il sound, pur con sfumature, è morbidamente e luminosamente mediterraneo.
Agadir vuole descrivere un viaggio tra i popoli del nord Africa, immaginato da Gaddi; la linea melodica nell’incipit è influenzata dalla musica nordafricana, ed è uno dei pochi brani swing del repertorio di Internos. L’inclinazione al melodico si conferma, in un’atmosfera rarefatta.
Il brano che dà il titolo al cd, Figure sullo sfondo, è un brano di Piero Gaddi dedicato a tutti coloro che conducono un’esistenza eroica senza che nessuno se ne accorga. L’ispirazione deriva da un grande artista e compositore, Wayne Shorter, molto amato da Gaddi. Dall’inizio formicolante di suoni esce il contrabbasso che sosterrà tenere melodie al pianoforte e poi ai fiati, canti sullo sfondo appunto, come tante esistenze, che vengono abbracciate dai suoni.
Corpo di donna, titolo esplicito che si riferisce all’amore sensuale; formalmente è una ballad in stile fusion, con momenti di cantabilità mediterranea che sono frequenti nel modo di scrivere e suonare di Gaddi. Il clima espressivo è soffuso, con una lunga dichiarazione d’amore che si esprime attraverso una melodia intonata da Desideri, proseguita poi dal pianoforte di Gaddi, ben coadiuvato dal contrabbasso di Pellegrini e, infine, spetta alla tromba di Bartalini chiudere il bel pezzo.
Ritorniamo in Africa con un pezzo anch’esso dal titolo esplicito, Voci d’Africa, è il brano più lungo, scritto ancora da Gaddi; è un’Africa tra bellezza, povertà e conflitti, è un brano jazz-rock che ricalca la struttura del blues, al suo interno c’è anche una sezione free. Da notare i virtuosismi ai fiati di Desideri e Bartalini e alla batteria di Pellicci.
Mai farsi del male si riallaccia a Corpo di donna sia come brano d’amore sia come forma di ballad. Musicalmente si compone di un ritmico dialogo fra contrabbasso e pianoforte, lento e sensuale, al quale si aggiungono i fiati, in un abbraccio.
Valzer di Musetta è un Puccini rivisto e personalizzato dai musicisti di Internos, che lo rendono lieve e semplice, suonandolo con una velocità è raddoppiata rispetto all’originale. L’operazione è rischiosa, ma risulta gradevole grazie alla leggerezza con cui i bravi strumentisti la realizzano.
Laura and Chet è un brano di Fabrizio Desideri che risale al 1996, fu eseguito per la prima volta dal gruppo Blue Bird Conversation durante le finali del XIX° “Europ Jazz Contest” e trasmesso in diretta su Radio 1 in Belgio nel 1997. Questa è la prima incisione, il pezzo s’ispira ad una fotografia famosissima che ritrae il trombettista Chet Baker (il poeta) e una donna bellissima che Desideri ha immaginato essere il meritato “alloro” (la seconda moglie?) Musicalmente si tratta di una ballad in 12 misure, struggente. L’idea melodica nasce dalle tre note ribattute iniziali e quindi non dal fraseggio di Chet ma dalla pronuncia con la quale amava toccare le note staccate, in particolar modo quelle ribattute.
Emma e il martedì si avvicina al jazz classico, è uno swing di 32 misure piuttosto tradizionale. È dedicato alla figlia di Nino Pellegrini, ai momenti sereni passati con lei. Il brano è già stato registrato in duo con il fratello Andrea, per un lavoro che ha per titolo proprio Emma e il martedi.
Donna di fiori è un’altra ballad, dal carattere onirico, dalla liricità notturna; anch’essa scritta da Desideri più di 10 anni fa, risale infatti al 1998 ed è stata ispirata dall’immagine di una donna con un mazzo di fiori. Una musica immaginifica è una costante di questo bel musicista che è Desideri. Da notare che in questo brano partecipa anche il chitarrista Marco Baracchino.
…a casa, si tratta di una bossanova, genere familiare a Gaddi che fin da piccolo ha avuto modo di ascoltarne molte; il brano gioca di continuo tra le tonalità di lab e fa, creando momenti pensosi (in lab, evitando quasi sempre la tonica) e altri di assoluta rilassatezza (il ritorno a casa rappresentato dalla sezione B in fa maggiore). Un susseguirsi di assoli, ben collegati e scorrevoli, rende il brano piacevole e interessante anche strumentalmente.
Nell’insieme i brani si situano all’interno degli stilemi jazzistici allargati degli ultimi anni, senza intellettualismi e sperimentalismi, ma con un fare sereno e scorrevole, abbandonato al suono, con struggenti momenti di dolce liricità notturna, sognanti l’amore, utopia di un mondo riconciliato.
Renzo Cresti